Il deserto è esperienza di cammino arduo, lungo e penoso, fisicamente e spiritualmente. È il luogo delle sfide e delle ferite umane.
Il deserto è il luogo della spoliazione. Terra nuda sotto i passi, sotto un cielo nudo che rischiara il cammino.
Il deserto è il luogo del combattimento, della lotta contro la fatica, contro i disagi, contro la sete, la solitudine, contro se stessi.
Il deserto diventa grazia, stupore: nel cuore della nudità, in mezzo alla lotta, si rivela una Presenza.
Ciascuno di noi ha conosciuto o conoscerà la faticosa traversata del suo deserto. Ciò che abbiamo costruito, generato, maturato, crolla, ma una terra nuova ha iniziato a fiorire. Una sorgente è sgorgata nel mezzo di questa aridità, una luce ha brillato, un volto si è svelato davanti a noi.
Dio viene nei nostri deserti.
Le nostre società urbanizzate presentano vasti spazi in cui l’umano non è più presente.
Deserti di umanità in cui l’uomo diventa un lupo nei confronti dei suoi simili.
Deserti di dignità per uomini e donne trattati come oggetti e vittime di interessi davanti ai quali la vita umana non viene considerata.
In questa Babele in cui gli uomini non si comprendono e non si sopportano, giunge la parola di Dio. Su queste distese senz’anima risuona l’appello del Battista: tracciare delle strade su cui gli uomini possano camminare incontro a se stessi e incontro a Dio. «Preparate la via del Signore».
Tutta l’umanità cerca salvezza, tutti quelli che dimorano «nelle tenebre e nell’ombra di morte». Ma il cuore dell’uomo, complicato e malato, anche quando cerca salvezza e guarigione, resta ingombro di tutto quello che possiede e delle sue paure.
Scuotere dall’indifferenza e dal conformismo. Far indietreggiare la tenebra del peccato perché si apra lo spazio della grazia. L’atto di conversione, di cambiamento da parte dell’uomo, è atto di fiducia nell’amore che ci visita e ci precede sempre.
È Dio che viene verso di noi per farsi incontro.
