In questa penultima domenica dell’anno liturgico la chiesa ci prepara, nell’oggi della storia, alla venuta del giorno del Signore. La parola di Dio ci invita alla responsabilità operosa e alla capacità creativa, combattendo l’ozio e la paura di non essere all’altezza delle situazioni e di essere giudicati da un Dio duro e severo. Soltanto l’uomo che confida nel Signore vivrà come figlio della luce restando sveglio e sobrio.
Tre servi sono i protagonisti della parabola (Mt 25,14-30) ma è sul terzo servo che si ferma maggiormente l’attenzione perché è evidente la sua preoccupazione di autogiustificarsi, la sua scelta è determinata unicamente dalla paura, e quest’ultima deriva dall’immagine che egli si è fatta del suo padrone. “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra: ecco ciò che è tuo”. Queste parole vengono riprese nella risposta del padrone che suonano come accusa e condanna irreversibile. Non solo gli viene tolto il talento, ma egli viene gettato fuori nelle tenebre dove «sarà pianto e stridore di denti». Condanna che va oltre ogni proporzionalità evocando la rovina escatologica nella quale precipita il servo «malvagio e pigro».
L’evangelista vuole togliere ogni alibi ai suoi lettori, o ascoltatori cristiani, di fronte alla responsabilità di agire con decisione e coraggio. Alla fine, essi saranno accolti nella comunione con il loro Signore o esclusi e condannati alla rovina definitiva in base alla loro risposta attiva ai doni ricevuti. Quello che è determinante è l’impegno attivo. E questo dipende dalla relazione di fiducia che si ha con il Signore. Infatti, viene condannato inesorabilmente il servo fannullone che è come paralizzato dalla sua paura. Quello che manca nel suo caso è la relazione di fiducia che mette in moto la responsabilità creativa e attiva.
Il racconto comincia nel segno della fiducia: quell’uomo, che parte per un lungo viaggio, deve averne tanta nei suoi servi se mette nelle loro mani un vero tesoro. Questa fiducia è determinante perché è proprio essa che genera una risposta attiva e operosa da parte dei primi due. Perché rischiare, correre pericoli? Perché alla fiducia si risponde con la fiducia…In effetti, poi, il servo fannullone dimostra proprio il contrario della fiducia, cioè la paura: «Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra…».